Zio Paperone gioca a golf

Con 56 milioni di euro di introiti Tiger Woods è il re Mida delle discipline individuali. E sul podio, dopo Federer, c’è un altro asso di bastoni, Phil Mickelson. Nella classifica degli agonisti più ricchi di Forbes molti sono i piloti. Ma lo sport non è un business per giovani. È il golfista Tiger Woods il re degli ingaggi, a livello mondiale, tra gli atleti degli sport individuali. Con i suoi 55,7 milioni di euro è il leader assoluto e distanzia di ben 21 milioni il tennista svizzero Roger Federer (34,9 milioni), tornato sul tetto del mondo, grazie a una serie interminabile di vittorie. Sempre sul podio un altro asso del green: l’americano Phil Mickelson con 34,5 milioni di euro a stagione. A decretare questa classifica sono gli analisti della rivista Forbes, che, ogni anno, fa i conti in tasca ai “Paperoni dello sport”. Complessivamente 50 schede sugli atleti più ricchi del pianeta, con 15 posizioni conquistate proprio da professionisti di discipline individuali. Ben quattro campioni arrivano dal golf, tre dalla Formula Uno, tre dal racing a stelle e strisce (Nascar e Indy), altrettanti dal tennis, uno dalla boxe e uno dal Motogp. Woods, ex numero uno del golf, è tornato a vincere un torneo top nel dicembre scorso e ricopre, in senso assoluto, il primo posto dell’indagine anche considerando gli atleti più ricchi degli sport di squadra. Lo statunitense ha conquistato lo Chevron world challenge sui campi di Thousand Oaks. L’ultimo successo risaliva a fine 2009, prima che scoppiasse lo scandalo legato alle sue infedeltà nei confronti della moglie svedese, Elin Nordegren. La “tigre nera” è legata a filo doppio a una decina di sponsor, con Nike, Rolex ed Electronic Arts (EA) pronte ancora a credere sulla sua immagine. Nike, che ha investito sull’immagine di Woods per entrare nel golf, aprendo una linea di abbigliamento e accessori, nell’ultimo anno ha generato, in questo specifico segmento, 428 milioni di euro di fatturato. EA sports, nel marzo scorso, ha lanciato la 14esima edizione del videogame dedicato al pianeta green (la capostipite ha debuttato nel primo anno da professionista dell’atleta americano), con vendite record, nelle prime cinque settimane di promozione, pari a 225 mila unità. EA e Nike concorrono attualmente a più del 50% dei ricavi di Woods su base stagionale.

Raggiungere la vetta del successo non è però un gioco da giovani. A confermare questa tesi è l’età media della classifica di Forbes. Tra gli atleti di sport individuali infatti vi sono soltanto tre under 30: Fernando Alonso (Ferrari) e Lewis Hamilton (McLaren), entrambi driver di F1 (rispettivamente al quinto posto con 23,7 milioni e all’ottavo con 22,3 milioni), ma soprattutto il tennista mallorquino Rafael Nadal (appena 24enne è già al sesto posto). Ha firmato la quinta Coppa Davis nella storia della Spagna ed è legato a un pool di sponsor, che lo seguono da diversi anni: Kia motors, Banesto, Mapfre, Babolat, Illes Balears (presente ogni anno con uno stand interattivo al Roland Garros di Parigi), Emporio Armani, Richard Mille (orologi sportivi) e, soprattutto, Nike. I ricavi pubblicitari non superano ancora quelli collegati ai premi vinti nei tornei, ma Nadal sta investendo molto sulla sua immagine personale e sull’e-commerce. Il cappellino Nike acquistato tramite il sito dell’atleta costa 22 euro, mentre la t-shirt stile street circa 30. Record, invece, di longevità per l’inossidabile Michael Schumacher, ormai 42enne, che, dopo aver deciso di tornare a correre, si è stabilmente inserito al quarto posto di questa classifica con 25,2 milioni di euro di affari. L’ingaggio della Mercedes pesa per il 30%, tutto il resto è agganciato allo sviluppo pluriennale di contratti di licenza finalizzati allo sfruttamento dell’immagine (soprattutto in Germania) e del suo nome, come nel caso del contratto milionario per la vendita dei wurstel Schumacher in tutta la grande distribuzione tedesca. Nella top ten di Forbes c’è anche un pugile delle Filippine, Manny Pacquiao, capace di far infiammare le folle e di catturare in video milioni di appassionati di boxe sui circuiti pay-per-view statunitensi. Campione in otto classi di peso, ma anche giovane politico, vale quest’anno oltre 18 milioni di euro, con un 40% dei ricavi strettamente collegato alle sponsorizzazioni personali e ai contratti pubblicitari. Secondo Forbes, al termine della carriera continuerà a guadagnare cifre a nove zeri per arrivare a un patrimonio record di oltre 250 milioni di euro. Scampoli di visibilità anche per i 41enni Jim Furik (Usa) e Ernie Els (RSA), che guadagnano, grazie alle loro vittorie in giro per il PGA Tour, tra i 17 e i 14,5 milioni di euro. Non hanno la stessa visibilità di Tiger Woods, ma sono legati da contratti pluriennali alle principali marche tecniche del settore (Srixon e Taylormade) per contratti milionari.

SCAPPATELLE DA 20 MILIONI DI EURO

Essere sul tetto dei ricavi può trasformarsi anche in un peso o in un problema da gestire, soprattutto se si accendono all’improvviso i riflettori sull’icona della pubblicità mondiale, sull’atleta-perfetto che vorrebbero tutte le principali multinazionali. Le scappatelle sessuali di Tiger Woods hanno mostrato l’altra faccia del campione impattando inevitabilmente su alcuni accordi commerciali, come nel caso di Accenture, AT&T, Gillette e soprattutto Pepsi, fortemente imbarazzate nel dover accettare questa seconda “vita” del loro testimonial. Un profilo sessista, quello di Woods, che le ha obbligate a troncare tutti i rapporti di sfruttamento d’immagine e a riposizionarsi su altre operazioni meno rischiose in termini gestionali. Certamente il coming-out a telecamere accese dello stesso Woods è stato ancor più imbarazzante dei tradimenti, perché studiato presumibilmente a tavolino dai suoi consulenti di immagine e, pertanto, poco credibile da parte dell’opinione pubblica. Lo scandalo ha bruciato, comunque, non meno di 20 milioni di euro di contratti pluriennali, creando danni di immagine alle aziende che avevano investito non solo suo swing, ma anche sui valori positivi che trasmetteva come numero assoluto del golf.

 

SHARAPOVA REGINA INCONTRASTATA

Per l’ottavo anno consecutivo è Maria Sharapova l’atleta più ricca del mondo (12esima posizione nella classifica degli atleti di sport individuali). Lo dice sempre la classifica stilata dalla rivista Forbes, che, dietro alla campionessa russa, prima con 17,5 milioni di euro di incassi, presenta la collega Caroline Wozniacki (8,5 milioni di dollari) al secondo posto in questo specifico segmento (comunque fuori dalla lista dei primi 50 atleti più pagati al mondo). La differenza di guadagni è quasi del tutto imputabile agli sponsor. La siberiana, infatti, è donna-immagine di grandi aziende come Nike (nell’ultimo anno ha visto crescere del 24,6% la quota di revenue derivanti dalle vendite della sua linea di abbigliamento), Sony, Ericsson, Tiffany e del colosso della telefonia mobile russa Megaphone.

 

IL “DOTTORE” È L’UNICO ITALIANO

Stenta ancora a trovare alcuni automatismi in pista, con una moto (la rossa Ducati), che, talvolta, non riesce a domare, ma Valentino Rossi sul terreno dei guadagni non è secondo a nessuno, anzi è al settimo posto di questa classifica, con 23 milioni di euro di ricavi. Oltre 12 arrivano dal contratto con la casa di Borgo Panigale, cui si sommano gli altri contratti pubblicitari, come l’energy-drink Monster (3 milioni di euro stimati) in bella mostra su tuta e casco. Ben sviluppato anche il settore del merchandising, dove il numero “46” (presente sulla livrea della moto) non è solo un simbolo per i tifosi, ma un vero e proprio marchio registrato sviluppato in tutto il mondo attraverso decine di licenze commerciali, a partire dall’abbigliamento. La prossima stagione sarà quella in cui il campione di Tavullia si rimetterà in corsa per il titolo iridato e proverà a dare l’ultima spallata a livello commerciale, magari superando il muro dei 30 milioni di ricavi.

 Marcel Vulpis