Torino ha "stregato" il golf dell'Asian Tour

TORINO - L'idea, che in realtà è più di un’idea, anzi è già un progetto definito, rappresenta qualcosa di molto intrigante, e non solo in ambito strettamente golfistico: dare vita alla Race to Turin, con gara finale da disputare al Royal Park I Roveri, il circolo che da tre anni sta accogliendo l’Open. Uno spot favoloso per l’Italia, il Piemonte e Torino, un investimento per il futuro. In poche parole, come i mammasantissima dell’European Tour si trasferiscono ogni inizio dicembre armi (i ferri..) e bagagli (le sacche...) a Dubai, per consumare la sfida conclusiva dell’omonima Race, così i protagonisti dell’Asian Tour potranno fare altrettanto per darsi battaglia a La Mandria, sul percorso disegnato da quel fenomeno di Robert Trent Jones senior, diciotto buche di altissima qualità e di straorinario fascino. A giorni nascerà il Comitato Promotore, con l’obiettivo di diventare Comitato Organizzatore entro febbraio. Ci sono da reperire venti milioni di euro per mettere in moto la macchina, poi il resto verrà da sé, cioè ci sarà la firma dell’intesa a Singapore, alla presenza dell’Executive Chief, il birmano Kyl Hla Han , e di Ken Schofield , per trent’anni boss dell’European Tour, attualmente nel board dell’Asian Tour. Schofield è stato l’uomo che nel 1991, evidentemente con molta lungimiranza, ha pensato bene di “esportare” i giocatori del Vecchio Continente in Asia, ora si tratta di imbastire il percorso inverso. Non proprio una passeggiata di salute hic et nunc , però un’impresa con un ritorno di immagine impressionante. Ma la lettera di benvenuto che lo stesso Kyl Hla Han ha spedito ad Andrea Agnelli , amministratore delegato del Royal Park e consigliere federale, induce all’ottimismo. Cauto ottimismo, conoscendo il presidente della Juventus e il suo modus operandi di stampo anglosassone.

CAPITALE EUROPEA «Credo sia doveroso ringraziare il sindaco, Piero Fassino , che ha inserito questo progetto tra le assi portanti della candidatura di Torino a capitale europea dello sport nel 2015. Non si tratta solo di un evento sportivo ma una vetrina prestigiosa per la nostra città, per la nostra provincia e per la nostra Regione. Insomma, una chance per il territorio, con il quale desideriamo fare sistema», racconta Agnelli con sabauda soddisfazione. Se riuscirà a centrare l’obiettivo di creare pressoché dal nulla la Race to Turin il gran capo bianconero avrà vinto uno scudetto speciale e sicuramente irrevocabile: «Si tratta di un ulteriore step per portare da noi la Ryder Cup, che resta il mio sogno nel cassetto». Se ne parlerà, per la Ryder Cup, nel 2026, invece per l’Asian Tour è questione di poco. Il benchmark sono le cifre della Race to Dubai, cifre assolutamente mostruose visto che si parla di mezzo miliardo di telespettatori e di 147 milioni di dollari di valore complessivo, cifre addirittura da superare. Un business trasversale: «Anche il presidente Chimenti ha fatto come al solito la sua parte e dunque ringrazio pure lui per l’importante contributo. Perché solo grazie a una federazione così attenta allo sviluppo del golf sarà possibile compiere il grande passo. Chimenti è un supporto fondamentale», sottolinea Andrea, per mezz’ora immerso in faccende che non riguardano esclusivamente gli affari juventini.

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Vittorio Oreggia